martedì 1 giugno 2010

oggi voglio parlare di ciclicità, voglio parlare di fragilità, voglio parlare di me. c'è un incantesimo crudele, una macchia d'aria, che nascondendosi agli occhi dei più si muove, di continuo. il suo moto non è lento, non è frenetico, è incessante, ripetitivo, persecutorio. a volte si sposta da una persona all'altra, a volte si estende sul capo di tante, le contamina tutte. e una volta contaminate è per sempre, è qualcosa che si infiltra dentro, come un tumore, diviene parte formante del tuo inter corpo e si insedia in ogni cellula. tu diventi Lei. ti ha trasformato, ti ha modellato a suo piacimento e tu sei il suo strumento contro di te. Lei non è concreta, ma riesce a trasformarti gli occhi e il cuore. Non ti fidi più di te, perchè tu non sei più affidabile. Hai perso il controllo sul tuo umore, sulla paura, sulle tue stesse reazioni. Lei decide per te e tu impari ad amarla, ad odiarla. La sfidi, la assecondi. e Lei arriva a costituire il tuo tutto. E il resto passa sullo sfondo. E' una protagonista superba e decide che vuole essere la sola sul tuo palcoscenico. Cominci ad avere paura ogni giorno, quando si fa sera, quando ti svegli e ti rendi conto di essere costretto a vivere, quando ti trovi bloccato a metà del giorno senza rimpiangere il mattino nè desiderare la sera. burattino inerme in un paio di fredde mani ossute, ma tuttavia via così potenti. Tu obbedisci.

domenica 11 aprile 2010

c'era una volta una persona piccola. e c'era una volta una persona bella. decisero di non lasciarsi mai.

venerdì 26 marzo 2010

Lei non è altro che questo: vergogna e silenzio.

Molto tempo che non scrivo, molto tempo che non penso, o forse cerco di non pensare al contenuto precedente del blog. eppure ogni tanto, nei momenti di solitudine e amarezza mi torna l'antica nostalgia. ripenso al tempo andato, ai passati dolori, al tempo perduto e a quello ben speso. ripenso e ricordo e ricordo e ricordo. e mi si infiltra dentro una forza atrattiva che avevo dimenticato: quella che ogni giorno mi guidava un po' più giù e mi faceva sentire in alto o in basso senza una logica. Quella che mi teneva incatenata, mi rinchiudeva in una cella stretta ma sicura, e lì mi sentivo lontana dagli altri e da tutto in uno spazietto di cui solo io ero a conoscenza. tutto questo rimuginare non porta a niente di buono, ma, cosa che mi fa ancora più impazzire, niente di concreto. Perchè so anch'io che non posso tornare indietro. Adesso so che quello non è una fiammella ma un fuoco divoratore che ti prende e ti fa avvampare e bruciare con Lei finchè di te non restano che mozziconi e cenere. é affascinante ma rischioso. ti innalza al di sopra di tutto finchè perdi ogni legame con la realtà e tutta la tua realtà è Lei, sei tu. Eppure l'attrazione non se ne va, anche adesso che gira tutto esattamente nel migliore dei modi possibili. e mi fa paura. perchè temo di non potermene liberare mai. qualcuno mi dice che sono malata. un tempo ho accettato anche questa parola, quando ormai non mi importava più di niente, se non della solitudine in cui affogavo col pianto ogni mio giorno. Ma adesso fingo di non saperlo, fingo l'inesistenza della mia dipendenza dall'autodistruggimento. Perchè questo è. Un lento suicidio di chi non ha la voglia di vivere ma neppure il coragio di morire. Un macerarsi continuo, consumarsi con calma, in silenzio. Lei non è altro che questo: vergogna e silenzio.

giovedì 28 gennaio 2010

delusa.

sabato 9 gennaio 2010

Oggi sono andata in ospedale a fare visita alla Nico, una mia cara amica ricoverata per disturbi alimentari. Lei era là, in una stanzina stretta, decorata con sciocchezze infantili che ricordano l'infanzia. Sorrideva, ma i suoi occhi erano stanchi.
Tornando a casa mi è tornato in mente tutto ciò che avevo riposto accuratamente in una scatola che credevo chiusa. tutte i pasti saltati, i digiuni, le abbuffate, i calcoli delle calorie, ogni vomitata, ogni giorno di incubo... Mi è tornato tutto su. Ho pensato a voi sorelle della rete, a voi che un tempo chiamavo sorelle di ana... E adesso è dolore. Dolore per tutto ciò che io ho passato senza che nessuno se ne rendesse conto, per tutto ciò che passano in molte e molte. Quanto dolore, Quanta poca speranza. E ricordando il mio dolore piango. Perchè quel dolore si è moltiplicato per un numero enorme di persone, di casi, di dolore. E poi senso di colpa. Perchè io mi sono "salvata", ma non perchè fossi più brava delle altre, solo per fortuna, per caso. E ora vorrei salvarvi tutte, vorrei salvare la Nico, vorrei salvare Ari, vorrei salvare tutte coloro che per questo male di vivere soffrono, ma sono impotente e posso solo piangervi...

Me

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