giovedì 27 dicembre 2018

Ci sono tante cose che vorrei dirti, tante cose che sono rimaste in sospeso. Se cerchi il tuo nome su Google e aggiungi la città in cui vivi, beh, lo sai che spunta il tuo viso? Eppure, quel volto non sembra il tuo, così chiaro e perfetto, irreale. Quel volto che si mostra così sicuro di sè, che guarda negli occhi la fotocamera, che sembra quasi ammiccare. Quello non sei tu, quello non sei tu, e io lo so. Loro non le vedono, le insicurezze che ti corrodono dall'interno, loro non vedono lo sguardo sperso e la timidezza che hai per te stesso. Ma infondo non è mai il vero te che hai voluto mostrare, quindi direi che la tua magia da ciarlatano può dirsi riuscita. Tu mi ami per quello che sono e non per ciò che simboleggio, mi dicevi ammirato, tu mi ami nonostante le mie insicurezze, le mie imperfezioni, mi dicevi grato, con lo sguardo di chi vede il mare per la prima volta. Ma tu ti sei mai lasciato guardare davvero? Hai mai avuto il coraggio e la forza di esporre chi sei, di non giustificarti, hai mai avuto la dignità di dire "questo sono io, mi amino o no"?
Quanta delusione, tu non lo sai. Quanta tristezza mi fa quel volto in bianco, con le luci nei punti giusti, quel volto che non ti appartiene. Cinquemila euro al mese per una commedia ben recitata, per una vita a misura di topo. Cinquemila euro per la città trendy, per gli amici di amici di amici a cui comunque ti senti in dovere di sorridere. Cinquemila euro per una donna che non ti sfidi mai, che non ti esalti mai. Per una donna che sappia abbinare la scarpa al cappotto, che ti accompagni a vedere l'opera con il portamento adeguato che importa se abbia letto il libretto. Cinquemila euro per sentirti adeguato, accettato, per poter convincere te stesso di essere arrivato, di aver soddisfatto tutte le aspettative, di non aver deluso nessuno. Che importa che tu non abbia mai visto il mondo al di là di ciò che concerneva dovere e rappresentanza, che tu non abbia mai fatto il passo più lungo della gamba, che tu non sappia cosa vuol dire emozione intensa, che tu non conosca l'immensa libertà che si squarcia il silenzio su di una panchina ombreggiata alla periferia di un paesino sconosciuto a mille miglia da casa tua. Che importa la passione per una nuova scoperta, l'entusiasmo per un lavoro ben fatto, che importa la vita al di là? Infondo hai i tuoi cinquemila al mese, la borsa di pelle, una donna a casa che ti aspetta. Non posso che augurarti tutto ciò che hai sempre sognato, una vita in beige.

lunedì 7 marzo 2016

I rapporti fra persone. Un gioco da ragazzi: io dico quello che penso, tu dici quello che pensi, cerchiamo di non farci male l'un l'altro, di strapparci un abbraccio quando si sta per inciampare nel nulla. Semplice no? Parliamo la stessa lingua, che altro ci serve?
Sesso no? Fisico, asciutto, semplice, lineare. Io bella, tu bello, io disponibile, tu anche. Cosa può mancare? Nella ricetta non menzionavano altri ingredienti, ho controllato e c'è tutto quello che ci si aspetta per un rapporto ben riuscito.
E invece no, non è semplice per niente, non basta seguire la ricetta nè il libretto di istruzione. Cioè, puoi provare a farlo, ma ti renderai conto ben presto dell'inutilità della procedura. Tutto è appeso a un filo invisibile che non sai nemmeno se sia nella stessa stanza.
E così l'unica cosa che puoi fare è lasciarti andare alla casualità delle cose e non farti troppe speranze: la gente che convive con te su questo pianeta niente ha a che fare con l'umanità, è una folla di alieni travestiti da persone.
Io viva, tu vivo, io sola e tu solo, e ognuno solo nella sua stanza mentale. io due braccia per avvolgerti e tu due mani per accarezzare, e allora, davvero, allora cosa ci trattiene dal volerci bene?

domenica 13 dicembre 2015

Pensi che il peggio sia arrivato quando un ricordo tenero ti coglie alla sprovvista e ti viene da piangere in momenti inopportuni, in mezzo a un esercizio di matematica. Pensi che sia arrivato il peggio e che più giù non ti possa portare quando ti senti rifiutata e tradita, quando ti sembra di impazzire dal dolore e cerchi di farlo tacere tagliandoti. Poi la ferita guarisce con mille strascichi, resta la cicatrice sì e tu di tanto in tanto di rabbui senza motivo, ma torni a ridere e cantare in motorino.
Solo che. Solo che su non riesci a tornarci, a respirare davvero. I giorni si susseguono e tu non hai voglia di far niente, niente ti interessa nè ti dà speranza. L'unica cosa verso la quale corri è ciò che può stordirti, alienarti, farti dimenticare la tua vita fingendone un'altra. Cerchi persone nuove, che non conoscano la vecchia te, che non vedano come ti sei ridotta, che non sappiano cosa sei stata, bella e travolgente di entusiasmo e allegria. Cerchi il dolore, l'autodistruzione, perchè ricostruirti non lo sai fare, perciò meglio che non far niente preferisci condurre il tuo sfacelo, averne il controllo, fare a modo tuo.
Ti chiedi se il peggio sia arrivato quando preferiresti solo dormire tutto il giorno e resti a letto per ore a pensare pensieri sconnessi. Te lo chiedi, ma adesso sai la risposta: finchè continui a chiedertelo, il peggio non è ancora arrivato, perchè quando arriverà sarà evidente.

venerdì 13 novembre 2015

Ma poi che vuol dire non essere più innamorati? Quando l'uno comprende a fondo tutte le paure e le speranze dell'altro, quando ci si compenenetra così, quando siamo d'accordo sulle cose importanti e si sente che la persona che si ha di fronte è la migliore che si conosce, ecco, in questa situazione che significa non essere più innamorati?
Forse che la stima o la comprensione reciproca possano cessare?
Forse che esista qualcosa di più della comprensione e della stima reciproca?

E allora mi viene il sospetto che tu abbia semplicemente agito come sempre: facendo le cose a metà, senza esporti, senza rischiare. Mi viene il sospetto che il tuo rifiuto per i regali, per i viaggi insieme, per le cene a casa mia, per la condivisione completa fosse mancanza di volontà. Credo che la tua paura di non si sa che cosa, forse di aprirti, ti abbia impedito di credere, credere!, nella nostra coppia. E come sempre, davanti alla difficoltà ti sei spaventato, hai pensato al peggio come ti è consueto, sei scappato.
E anche adesso, adesso che sei lontano e al sicuro da me, anche adesso ti senti minacciato, mi concedi qualche conversazione in cui devo fare attenzione alle cose che dico, come se tu fossi un cerbiatto da non spaventare. Anche adesso che non posso più toccare il tuo viso e le tue mani, adesso che niente posso, ancora ti proteggi e io devo elemosinare briciole di quello che siamo stati.
Allora sono io adesso che non ti voglio, sono io che non ti considero più all'altezza dell'opportunità che la nostra storia ti offriva, sono io quella che se ne va, delusa.
Perchè diamine, nella vita ci vuole anche un po' di coraggio, un po' di stomaco, vola alto solo chi osa farlo!

giovedì 12 novembre 2015

Il problema è che posso distrarmi quanto voglio durante la giornata, vedere persone, fare un mare di cose e riempirmi la testa di un sacco di illusioni, ma la sera prima di andare a letto e la mattina presto la lucidità non perdona, e mi urla addosso la straziante verità: lui non mi ha voluta.
E posso sperare che un giorno, anni luce lontana da qui e da questa ragazza ferita rifiorirà una donna felice, posso sperare di amare ancora qualcuno a tal punto che mi faccia dimenticare di lui, ma questa verità non sbiadirà e continuerà a ferire come solo un rifiuto sa fare. Come un taglio che non si rimargina, perchè non è sulla pelle ma nell'anima, e continua a muovere la mano che taglia ogni volta, per dare un volto tangibile al dolore.
Perciò a che pro chiamare ancora? A che pro continuare a dirsi quanto ci vogliamo bene, quanto sia stato bello? A che pro cercare di costruire un'amicizia per elemosinare le briciole da chi non mi ha voluta?
E questo è uno dei rari momenti di assoluta lucidità, che porta con sè la paura e l'euforia, la consapevolezza di essere sola.
A questo punto, ora che tutto ha perso di senso, niente ne ha più bisogno. E allora posso fare di tutto, nel mio mondo isolato e protetto dove ci sono solo io ormai, niente deve avere un senso, basta che sia. Posso fumare, posso bere, posso tagliarmi e fare sesso a casaccio, come in un sogno in cui non ti chiedi perchè le cose siano fuori posto, ma tutto ondeggia davanti ai tuoi occhi e a te sembra normale.
Io rivoglio me stessa, rivoglio la consapevolezza di poter stare in piedi di fronte a chiunque con la testa alta e senza paura. E invece adesso esiste una persona di fronte alla quale ho paura di stare, perchè se mi trovassi di fronte a lui un'enorme dose di verità di scroscerebbe addosso ricordandomi sempre la stessa cosa: lui non mi ha voluta.

giovedì 21 agosto 2014



"Ho vissuto molto, e ora credo di aver trovato cosa occorra per essere felice: una vita tranquilla, appartata, in campagna, con la possibilità di essere utile alle persone che si lasciano aiutare e che non sono abituate a ricevere, e un lavoro che si spera possa essere di qualche utilità, e poi riposo, natura, libri, musica, amore per il prossimo. Questa è la mia idea di felicità.
E poi, al di sopra di tutto, tu, per compagno, e dei figli forse. 
Cosa può desiderare di più il cuore di un uomo?"

sabato 2 agosto 2014

Un anno è volato, dall'ultimo agosto. E solo oggi me ne sono resa conto. Di quante cose sono successe, di quante cose ho fatto, di quanto sono cambiata. La fame, l'università, la solitudine costante, una persona nuova che ha cambiato tutto. Ho imparato a combattere ancora di più, a rimanere delusa e a ricominciare da capo, a essere testarda, costante, inarrestabile. Ho imparato a riconoscere la mia debolezza, la mia umanità in cammino. Ho imparato cosa significa sentirsi traditi, amati come la cosa più bella del mondo, dimenticati, cacciati. Ho imparato cosa significa il lavoro, la fatica, gli sforzi che non vengono ripagati e quelli che alla fine, in fondo alla corsa, vengono premiati. Sono io, sono me. E passo dopo passo si delinea la donna che cerco in me.
E ogni passo fa più paura, e ogni passo è più eccitante. E io nel mezzo a remarenella tempesta e nel tempo bello, posso solo farmi i complimenti, concedermi una carezza e ricordarmi che in tutto questo, la persona che ha fatto queste cose, che è arrivata fin qui, beh quella persona sono io.

Me

Me