Pensi che il peggio sia arrivato quando un ricordo tenero ti coglie alla sprovvista e ti viene da piangere in momenti inopportuni, in mezzo a un esercizio di matematica. Pensi che sia arrivato il peggio e che più giù non ti possa portare quando ti senti rifiutata e tradita, quando ti sembra di impazzire dal dolore e cerchi di farlo tacere tagliandoti. Poi la ferita guarisce con mille strascichi, resta la cicatrice sì e tu di tanto in tanto di rabbui senza motivo, ma torni a ridere e cantare in motorino.
Solo che. Solo che su non riesci a tornarci, a respirare davvero. I giorni si susseguono e tu non hai voglia di far niente, niente ti interessa nè ti dà speranza. L'unica cosa verso la quale corri è ciò che può stordirti, alienarti, farti dimenticare la tua vita fingendone un'altra. Cerchi persone nuove, che non conoscano la vecchia te, che non vedano come ti sei ridotta, che non sappiano cosa sei stata, bella e travolgente di entusiasmo e allegria. Cerchi il dolore, l'autodistruzione, perchè ricostruirti non lo sai fare, perciò meglio che non far niente preferisci condurre il tuo sfacelo, averne il controllo, fare a modo tuo.
Ti chiedi se il peggio sia arrivato quando preferiresti solo dormire tutto il giorno e resti a letto per ore a pensare pensieri sconnessi. Te lo chiedi, ma adesso sai la risposta: finchè continui a chiedertelo, il peggio non è ancora arrivato, perchè quando arriverà sarà evidente.
Mare dentro, mare dentro, senza peso nel fondo, dove si avvera il sogno. Due volontà fanno vero un desiderio nell'incontro. Il mio sguardo, il tuo sguardo, come un'eco che ripete senza parole: più dentro, più dentro! Fino al di là del tutto, oltre il sangue e il midollo. Ma sempre mi sveglio e vorrei essere morto, per restare sempre preso, con la mia bocca, nella fitta trama dei tuoi capelli.